I «minimi» crescono con la crisi: tra le nuove partite Iva, più di una su tre sceglie il regime agevolato

La prospettiva di chiudere i conti con il Fisco pagando solo il 5% di imposte continua ad attrarre i giovani che aprono per la prima volta una partita Iva, ma anche gli ex dipendenti che hanno perso il lavoro e i pensionati decisi ad arrotondare l’assegno mensile. Secondo gli ultimi dati delle Finanze, a giugno le persone fisiche hanno chiesto l’attivazione di circa 28mila nuove partite Iva. Di queste, 10.485 hanno aderito al «regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità» (la denominazione tecnica dei minimi, ndr).

I vantaggi. Chi ha le carte in regola per entrare nei minimi paga un’imposta sostitutiva del 5% che assorbe tutti gli altri tributi, comprese l’Irap e l’Iva. Ad esempio, un giovane tecnico informatico che guadagna 1.000 euro al mese, può cavarsela versando al Fisco solo 50 euro al mese. Con il regime ordinario, difficilmente potrebbe scendere sotto i 250-300 euro, anche se molto dipende delle addizionali comunale e regionale all’Irpef, oltre che dall’aliquota Irap. Certo, quel che resta dopo aver pagato le tasse non è tutto guadagno, perché bisognerà comunque versare i contributi previdenziali – oltre a far fronte alle altre spese – ma questo rende ancora più importante il “risparmio fiscale” offerto dai minimi a chi ha redditi molto bassi. A maggior ragione al settimo anno consecutivo di crisi economica. È anche per questo che a giugno il 37% delle nuove partite Iva aperte da persone fisiche ha optato per il regime agevolato. Un dato che migliora leggermente la media annua del 35% registrata nel 2013, anche se bisognerà vedere quello che succederà nella seconda parte dell’anno.

Le condizioni. Il regime dei minimi è riservato a chi guadagna fino a 30mila euro all’anno, ha investito meno di 15mila euro e non ha svolto altre attività d’impresa con partita Iva nei tre anni precedenti. Queste condizioni, insieme agli altri paletti fissati dal Dl 98/2011, lo rendono tagliato su misura per i giovani professionisti che si affacciano per la prima volta sul mercato: avvocati, architetti, informatici, agenti di commercio. Il regime agevolato non è riservato solo ai giovani, ma chi entra prima dei 31 anni può comunque rimanervi fino all’età di 35 anni, mentre per gli altri la permanenza massima è di cinque anni.

Le incognite. Sul futuro dei minimi pesano due interrogativi. Il primo riguarda l’uscita dal regime per tutti i soggetti che raggiungono la durata massima o che perdono i requisiti di permanenza, ad esempio perché superano la soglia dei ricavi. Il salto dal forfait del 5% alla tassazione ordinaria è molto impegnativo, e non è detto che tutti riescano a farlo. Il secondo interrogativo riguarda l’attuazione della delega per la riforma fiscale, che all’articolo 7 prevede la «revisione sistematica dei regimi fiscali e il loro riordino» e all’articolo 11 disciplina tra l’altro l’«istituzione di regimi semplificati per i contribuenti di minori dimensioni», anche con differenze per settore, tipo di attività o premi alle nuove attività d’impresa. Insomma, sta oggi sta pagando il 5% potrebbe veder cambiare (e molto) il quadro delle regole nei prossimi mesi.

Tratto da www.ilsole24ore.it

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